Cinque anni in poche ore: la maturità è davvero un giudizio giusto?
Quando un percorso si gioca in ore: un sistema da ripensare
La prova finale della scuola superiore italiana – l’Esame di Stato – è spesso vissuta dagli studenti più come un giudizio sommario che come una celebrazione di un percorso formativo. Dopo cinque anni di studio, crescita, ostacoli superati, difficoltà familiari o personali, la valutazione viene compressa in una manciata di ore, in un contesto altamente ansiogeno, dove il rischio di inciampare è reale.
Secondo i dati dell’ISTAT 2023, oltre il 71% degli studenti lamenta un senso di sproporzione tra l’impegno profuso durante l’intero ciclo scolastico e la modalità con cui si chiude il percorso. Il problema non è solo psicologico, ma pedagogico e valutativo.

Una passerella, non un tribunale: cambiare prospettiva
Si fa sempre più largo la proposta di ripensare l’Esame di Stato come una “passerella formativa”, un momento non di selezione, ma di valorizzazione del percorso compiuto. Un colloquio che tenga conto non solo delle conoscenze, ma anche delle competenze trasversali: emotive, relazionali, progettuali.
Molti pedagogisti parlano di valutazione narrativo-riflessiva, dove lo studente racconta la propria evoluzione cognitiva ed emotiva, e non è giudicato su uno scritto che spesso ripropone modelli scolastici vetusti, anacronistici, decontestualizzati.
Quesiti troppo distanti: il problema della distanza scuola-realtà
Molte delle tracce proposte nelle prove scritte sono percepite come lontane dalla vita degli studenti, talvolta forzatamente retoriche o culturalmente decontestualizzate. Si dimentica che la scuola è lo specchio della società, e un esame dovrebbe essere il luogo in cui si misurano anche capacità di analisi, empatia, senso critico.
Nel 2024, un’indagine del Censis ha evidenziato come il 62% dei maturandi ritenga “poco utili” o “non aderenti alla realtà” i temi proposti alla prima prova.
Come si fa maturità altrove: uno sguardo europeo
Paese | Nome dell’Esame | Modalità |
---|---|---|
Francia | Baccalauréat | Esami orali e scritti, valutazione del percorso e delle soft skills dal 2021 |
Germania | Abitur | Prove scritte e orali, rilevanza del voto dell’ultimo anno scolastico |
Regno Unito | A-Levels | Esami centrati su tre materie scelte, forte peso alla valutazione continua |
Finlandia | Ylioppilastutkinto | Esami scritti digitali, molta flessibilità, focus su competenze personali |
Spagna | Evaluación de Bachillerato | Esami centralizzati, parte dei voti viene dal rendimento scolastico |
Nota: I modelli più avanzati (Francia, Finlandia) stanno spostando il focus su colloqui individualizzati, dossier esperienziali, e prove che integrano competenze trasversali e digitali.
Progetti pilota: c’è chi ci prova già in Italia
- Scuola-Campus (Trento): alcune scuole sperimentano da anni una tesi finale discussa in modalità colloquiale, integrata da video e project work.
- Liceo delle Scienze Umane “G. Bruno” (Roma): ha avviato un progetto di maturità riflessiva, con rubriche valutative che includono intelligenza emotiva, cooperazione e resilienza.
- Progetto #CompetenzeChiave (MIUR): ha tracciato linee guida per una valutazione orientata a competenze europee chiave per l’apprendimento permanente.
Conclusione: la maturità deve diventare un’opportunità educativa, non un trauma
Un esame dovrebbe riconoscere la complessità di ogni studente e misurare ciò che davvero conta: capacità di apprendere, di riflettere, di relazionarsi con il mondo. Serve coraggio politico, visione pedagogica e una scuola che si emancipi dal culto della prestazione per abbracciare quello della formazione integrale.
