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  • Perché il QI medio sta diminuendo: una nuova crisi cognitiva

    Perché il QI medio sta diminuendo: una nuova crisi cognitiva

    L’inversione dell’effetto Flynn: colpa degli schermi? La popolazione mondiale passa una media di 3 ore al giorno davanti ad uno schermo. Ciò significa che in un anno si passano davanti ad uno schermo 1000 ore, 40 giorni in un anno che in 8 anni fanno 1 anno di vita “regalato” ad uno schermo di smartphone o iPad.

    1. Che cos’è l’effetto Flynn? Un’intelligenza in crescita (fino a un certo punto)

    L’Effetto Flynn è un fenomeno scoperto dallo psicologo neozelandese James R. Flynn, che osservò come il quoziente intellettivo (Q.I.) fosse aumentato in modo sistematico nel corso del XX secolo, in media di circa 3 punti per decennio. Questo incremento veniva attribuito a migliori condizioni sanitarie, educative e nutrizionali, ma anche all’esposizione crescente a pensiero astratto e problem solving.

    Tuttavia, dal 1990 in poi, in molte nazioni sviluppate si è registrata un’inversione di tendenza: un calo significativo del Q.I. medio. Questo dato è stato confermato da studi come quelli del Ragnar Frisch Centre for Economic Research in Norvegia, che analizzando i risultati dei test cognitivi su 730.000 giovani tra il 1970 e il 2009, hanno rilevato una diminuzione tra i 5 e gli 8 punti per generazione.

    2. Cause del declino: non genetiche ma ambientali

    La regressione del Q.I. non è spiegabile geneticamente (le mutazioni genetiche non si manifestano su scale temporali così brevi). Gli esperti puntano il dito contro fattori ambientali, in particolare:

    • Riduzione del pensiero astratto dovuta alla semplificazione cognitiva degli stimoli digitali.
    • Eccessiva esposizione a dispositivi elettronici sin dall’infanzia.
    • Diminuzione della lettura lunga e profonda, sostituita da contenuti frammentati (scroll, storie, video brevi).
    • Deprivazione del gioco all’aperto e delle relazioni interpersonali non mediate.
    • Stili di vita multitasking e iper-stimolanti che impediscono lo sviluppo della memoria di lavoro e della concentrazione.
    • Elevata assunzione di alimenti ultra-processati che mostrano peggiori performance nei test cognitivi, in particolare nella memoria, nell’attenzione e nel linguaggio.

    3. Gli schermi stanno alterando lo sviluppo cerebrale infantile

    L’impatto neurologico dell’esposizione precoce agli schermi è ormai oggetto di consenso scientifico crescente. L’American Academy of Pediatrics (AAP) raccomanda di evitare qualsiasi esposizione agli schermi nei primi 18-24 mesi di vita, ma la realtà è spesso ben diversa.

    Studi come quelli condotti dal National Institutes of Health (NIH) su oltre 11.000 bambini (età 9-10 anni) evidenziano che:

    • Più di 7 ore al giorno di schermo sono correlate a un assottigliamento della corteccia cerebrale, in particolare nelle aree deputate al linguaggio, all’empatia e al pensiero critico.
    • Bambini sotto i 5 anni con alta esposizione ai dispositivi digitali mostrano un ritardo nel linguaggio e una ridotta capacità di autoregolazione.
    • L’eccessiva stimolazione visiva provoca iperattivazione del sistema dopaminergico, generando comportamenti simili a quelli delle dipendenze.

    4. Le principali aree cerebrali compromesse

    Corteccia prefrontale:

    Responsabile di attenzione, giudizio morale e autoregolazione. Negli individui cronicamente esposti a stimoli digitali, si osserva una riduzione della connettività sinaptica e della capacità di pianificazione a lungo termine.

    Ippocampo:

    Centro della memoria e dell’orientamento spaziale. L’uso intensivo dei media digitali è associato a compromissioni nella memoria di lavoro e nella formazione di ricordi durevoli.

    Cervelletto e corpo calloso:

    Aree cruciali per la coordinazione motoria e cognitiva. L’inattività fisica dovuta alla sedentarietà digitale impatta negativamente anche sulla plasticità cerebrale.

    5. In conclusione: effetto Flynn e cultura digitale, una sfida educativa

    L’inversione dell’effetto Flynn è un campanello d’allarme sociale e culturale. Più che un problema individuale, si tratta di una crisi educativa e neurocognitiva collettiva. È urgente:

    • Ripensare i modelli educativi e digitali infantili.
    • Limitare l’uso di schermi nei primi anni di vita.
    • Favorire esperienze reali, multisensoriali e relazionali.

    Non è solo questione di Q.I., ma di intelligenza sociale, emotiva e critica: le vere risorse per affrontare il futuro.