L’equilibrio tra coniugalità e genitorialità secondo Minuchin
In psicologia familiare, il termine invischiamento – introdotto da Salvador Minuchin – descrive una condizione in cui i confini tra i membri della famiglia risultano sfumati, rendendo difficile la distinzione tra ruoli e identità.
In queste situazioni, il legame genitori-figli diventa eccessivamente stretto e sostitutivo di quello coniugale.
La lezione clinica è chiara: senza un rapporto di coppia solido e differenziato, la genitorialità rischia di trasformarsi in terreno fragile, in cui i figli vengono caricati delle tensioni irrisolte degli adulti.
I figli come sintomo di un legame ferito
Gli studi sistemici mostrano che i bambini e gli adolescenti non sono mai portatori di un disagio isolato: essi riflettono, come uno specchio, la qualità dei legami che li hanno generati.
- Un figlio con ansia da separazione spesso manifesta la paura non detta della coppia di lasciarsi.
- Un’adolescente che si chiude in se stessa può rappresentare la distanza emotiva tra i genitori.
- Una figlia che si pone come confidente del padre o della madre diventa custode inconsapevole di ferite coniugali.
Come scrive Minuchin: «Il sintomo individuale è l’eco di una relazione ferita» (1974).

Invecchiamento e nuove fragilità
Le dinamiche invischianti non scompaiono con l’età, anzi: durante l’invecchiamento emergono in modo più evidente. Una coppia che non ha coltivato il proprio rapporto rischia di vivere la vecchiaia come solitudine a due, rifugiandosi nei figli adulti.
Al contrario, una coniugalità ben custodita permette di trasformare la terza età in una stagione di intimità rinnovata, memoria condivisa e trasmissione generativa.
Psicologia familiare: il compito della cura
Il lavoro dello psicologo familiare si concentra nel restituire alla coppia e alla famiglia confini chiari e ruoli sani. Gli obiettivi principali sono:
- differenziare il legame coniugale da quello genitoriale;
- liberare i figli dal peso delle fratture adulte;
- ricostruire uno spazio affettivo che nutra tutti i membri senza invischiarli.
Solo così i figli non saranno più sintomo di una ferita, ma testimoni di una relazione integra e generativa.
Conclusione
La famiglia, per restare viva e vitale, deve saper coltivare legami forti ma non invischianti, confini chiari ma non rigidi, affetto intenso ma non totalizzante.
In questo equilibrio, i figli crescono liberi, e i genitori scoprono che l’amore coniugale è la radice che sostiene ogni altra relazione.
