Il resto che salva – Viktor Frankl e l’emergenza educativa

Introduzione

L’emergenza educativa che caratterizza il nostro presente non è soltanto un problema di risorse o di strategie scolastiche: è una crisi di senso. Le famiglie, gli insegnanti e gli stessi adolescenti vivono un tempo di frammentazione, dove le bussole identitarie si indeboliscono e la vulnerabilità psichica cresce in modo esponenziale.
In questo scenario, il pensiero di Viktor E. Frankl appare di sorprendente attualità. La sua intuizione sul resto – il nucleo irriducibile di libertà interiore che sopravvive anche nelle condizioni più estreme – offre una chiave ermeneutica preziosa per ripensare il compito educativo oggi.

1. L’emergenza educativa: forme, dati e criticità

Negli ultimi anni, numerosi indicatori internazionali delineano un quadro allarmante:

  • aumentano i disturbi d’ansia e depressione in età evolutiva (OMS, 2023: +25% post-pandemia);
  • cresce l’incapacità di sostenere la frustrazione e di progettare;
  • si amplifica la solitudine digitale e la difficoltà a costruire relazioni significative;
  • il rapporto tra genitori e figli è sempre più sbilanciato tra iper-protezione emotiva e deficit di autorevolezza;
  • il ruolo educativo della scuola è sovraccaricato da aspettative che superano le sue possibilità.

L’emergenza educativa è quindi una crisi antropologica: riguarda la qualità della presenza adulta, la capacità di trasmettere senso, di sostenere la crescita e di offrire modelli coerenti.

È qui che il pensiero di Frankl diventa fecondo.

2. Viktor Frankl e il concetto di “resto”: la libertà che resiste

Viktor Frankl, neurologo e psichiatra viennese, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, elabora la logoterapia, una psicoterapia centrata sul senso e sulla responsabilità personale.
Nei suoi testi fondamentali – Uno psicologo nei lager (1946), La volontà di significato (1969), Alla ricerca di un significato della vita – Frankl descrive come, anche nelle condizioni più disumane, l’uomo conservi un residuo interiore, un nucleo irriducibile di autodeterminazione.

Questo resto è:

  • la possibilità ultima di dire “sì” o “no” alla disperazione;
  • la capacità di interpretare la sofferenza in chiave di significato;
  • la libertà di assumere un atteggiamento dentro circostanze che non possiamo cambiare.

Frankl lo chiama “la libertà ultima”, un baluardo spirituale e psicologico che nessun evento esterno può annientare. È lo spazio dell’atto educativo, oggi più che mai.

3. L’apporto di Frankl alla psicologia contemporanea

La logoterapia introduce elementi rivoluzionari, oggi riconosciuti nella psicologia clinica e nelle scienze educative:

3.1 Il senso come fattore protettivo

Per Frankl, la percezione di senso – anche micro-significati – rafforza la resilienza, riduce la vulnerabilità psichica e stimola la motivazione intrinseca. Ricerche moderne sulla meaning-oriented therapy confermano che la percezione di scopo personale è correlata a:

  • minore rischio di ansia e depressione;
  • maggiore tolleranza allo stress;
  • gestione più efficace dei fallimenti educativi.

3.2 La responsabilità come struttura della libertà

Frankl sostiene che non esiste libertà senza responsabilità: è questa la dimensione che differenzia la logoterapia da altre correnti cliniche più centrate sul bisogno o sul sintomo.

3.3 L’uomo è orientato al futuro

La postura psicologica verso il futuro – non verso il passato – determina la qualità dell’esistenza.
Nelle scuole, ciò si traduce nell’importanza di aiutare bambini e adolescenti a sviluppare una progettualità vitale, oggi drammaticamente compromessa.

4. L’impatto pedagogico: educare al resto, non al risultato

Trasportato nella pedagogia, il concetto di resto indica ciò che permane nonostante le crisi:

  • la capacità di scelta;
  • la dignità personale;
  • la responsabilità verso la vita;
  • il legame profondo con valori e significati.

Una pedagogia frankliana:

  1. non mira a eliminare la sofferenza, ma a trasformarla in occasione di crescita;
  2. non riduce l’educazione a tecnica, ma la radica in una relazione di senso;
  3. non protegge dall’impatto della realtà, ma insegna ad affrontarla con atteggiamento creativo;
  4. non educa al successo, ma alla solidità interiore.

In una società che frammenta, distrae e indebolisce, l’educazione deve diventare una custodia del resto: aiutare ogni giovane a riconoscere quel nucleo di forza che nessuna crisi può dissolvere.

5. Il resto come strategia contro l’emergenza educativa

Applicare Frankl all’emergenza educativa significa proporre una svolta antropologica:

  • rimettere al centro la persona, non la performance;
  • sostenere il valore dell’impegno e della responsabilità;
  • allenare la capacità di scegliere il senso in mezzo al rumore;
  • costruire adulti presenti, testimonianze di coerenza;
  • restituire alla scuola un ruolo di fucina di coscienza, non solo di competenze.

Il resto è ciò che resta quando tutto il resto crolla.
È l’ancora psicologica che impedisce ai giovani di dissolversi nella fragilità del presente.

Conclusione

Frankl ci ricorda che l’uomo non è mai completamente in balìa degli eventi.
In un’epoca segnata da algoritmi che prevedono comportamenti e da pressioni sociali che modellano identità fragili, educare significa custodire la libertà interiore, quel “resto” che permette a ciascuno di resistere e rinascere.

L’emergenza educativa non si supera solo con riforme o dispositivi disciplinari: si supera formando persone capaci di orientarsi, di assumere responsabilità e di coltivare il senso.
Ed è proprio nel resto, minuscolo ma inviolabile, che l’educazione trova ancora il suo fondamento più autentico.