Ripensare la scuola per salvare la salute mentale degli studenti

Il maggio nero degli studenti

A partire dalla seconda metà di aprile, fino alla fine di maggio, le aule scolastiche italiane si trasformano in veri e propri centri di pressione psicologica. È la fase delle “interrogazioni di recupero”, dei compiti a raffica, delle verifiche finali accumulate in nome della valutazione. Uno sforzo intensivo che rischia di vanificare mesi di apprendimento e di compromettere il benessere psico-fisico degli adolescenti.

Secondo recenti studi dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre il 38% degli studenti tra i 13 e i 18 anni presenta sintomi riconducibili ad ansia scolastica, con picchi proprio nel periodo di maggio. Non sono rari gli episodi di attacchi di panico, insonnia, somatizzazioni e crolli emotivi.

Il paradosso valutativo

Questa corsa finale alla prestazione si fonda su un equivoco educativo: valutare equivale a “verificare” in modo intensivo, senza tener conto del carico cognitivo ed emotivo. Il paradosso è evidente: mentre il sistema scolastico predica il benessere psicologico e l’educazione socio-emotiva, nella prassi lo nega sistematicamente, sottoponendo gli studenti a vere maratone ansiogene.

Un calendario scolastico da ripensare

L’idea di concentrare tutte le valutazioni nelle ultime settimane dell’anno scolastico non è solo inefficace dal punto di vista didattico, ma anche dannosa. Una scuola più equa e inclusiva dovrebbe rivedere l’architettura temporale della valutazione, diluendo i momenti critici e valorizzando la valutazione formativa e continua, come suggerito da pedagogisti come Philippe Perrenoud e Maurizio Gentile.

Intelligenze analogiche in un mondo digitale

In un contesto dominato dalla rapidità e dalla prestazione digitale, è urgente recuperare le cosiddette intelligenze analogiche (Rivoltella, 2016): capacità di riflessione, pensiero lento, empatia, attenzione condivisa. Queste competenze vengono sistematicamente mortificate da una scuola che, a maggio, si fa giudice implacabile, dimenticando la propria missione formativa.

Quali strategie per la scuola del futuro?

Una scuola più sana e sostenibile per la mente deve:

  • Dilazionare le valutazioni nel corso dell’anno scolastico con micro-feedback costanti.
  • Ridurre il peso delle interrogazioni frontali e promuovere forme di valutazione autentica (portfolio, presentazioni, auto-valutazione).
  • Formare i docenti a riconoscere i segnali di disagio emotivo e a gestire le dinamiche di ansia prestazionale.
  • Introdurre sportelli di ascolto psicologico in ogni scuola, attivi soprattutto nel periodo conclusivo dell’anno.
  • Ripensare l’orario scolastico, prevedendo momenti di decompressione e attività metacognitive.

Come affermava John Dewey, “l’educazione non è preparazione alla vita, è la vita stessa”. Non possiamo permetterci che il sistema scolastico diventi un fattore di rischio per la salute mentale dei ragazzi. È tempo di scegliere tra la scuola della prestazione e quella della formazione. Il cambiamento non è più procrastinabile: in gioco c’è il futuro delle nostre intelligenze più fragili, ma anche più umane.