I 5 Errori da Evitare (A Partire da Ciabatte e Shorts)
“L’identità passa anche attraverso la stoffa che scegliamo di indossare.” D.L.
Un rito di passaggio, non una passerella
L’esame di maturità non è solo una prova scolastica. È il primo vero rito di passaggio sociale e psicologico che traghetta lo studente dall’adolescenza alla giovane età adulta. In questo momento di esposizione pubblica — dove si affronta un’interrogazione di fronte a una commissione — l’abito non fa il monaco, ma certamente comunica chi sei e come ti poni nel mondo.
Vestirsi in modo adeguato significa sapersi contestualizzare, comprendere che l’abbigliamento è parte del linguaggio non verbale che accompagna e rinforza il nostro messaggio.

Non troppo eleganti, né trasandati: la via della sobrietà
Gli studi di psicologia sociale (Argyle, 1988) dimostrano che l’abbigliamento influenza la percezione della credibilità, competenza e sicurezza di sé. Presentarsi in modo trasandato, o al contrario eccessivamente formale, può comunicare disorientamento, esibizionismo o insicurezza.
La chiave è la sobrietà intelligente:
- per i ragazzi, pantaloni lunghi (non strappati), camicia o polo, scarpe chiuse (no ciabatte o infradito);
- per le ragazze, evitare eccessi (scollature, minigonne, trucco marcato), preferendo abiti freschi ma sobri.
Vestirsi bene non significa rinunciare alla propria personalità, ma saperla incanalare in un contesto pubblico che richiede rispetto.
Il corpo come messaggio: postura e presenza
Oltre all’abbigliamento, il modo di stare seduti, lo sguardo e la postura parlano della maturità raggiunta. Un corpo che si presenta composto, ordinato, con uno sguardo presente e non sfuggente, comunica sicurezza e rispetto. Questo vale anche per la voce: tono, ritmo, chiarezza.
Educare al “sapersi porre”: un compito anche per la scuola e la famiglia
Nessuno nasce “imparato”. Sapersi porre in un contesto pubblico è una competenza educativa che si apprende, ed è responsabilità congiunta di scuola e famiglia. Troppo spesso, l’abito viene lasciato al caso o visto come un fatto privato. Ma l’abito è anche un fatto culturale: un esercizio di decentramento, di lettura dell’altro e del contesto.
In sintesi
- Vestirsi per l’esame significa mostrare rispetto per l’occasione.
- È un esercizio di empatia situazionale, non un’imposizione.
- È un primo passo per abitare con consapevolezza gli spazi sociali dell’età adulta.
L’importanza psicologica del vestirsi bene
Vestirsi in modo ordinato e rispettoso non serve solo a “fare buona impressione”, ma aiuta anche a consolidare un atteggiamento mentale di serietà, ordine e padronanza. Secondo uno studio condotto dall’Università del Wisconsin(2015), studenti che vestivano in modo più formale durante test orali mostravano un maggiore controllo cognitivo e minore ansia percepita.
Inoltre, vestirsi bene per un’occasione formale rafforza l’identità adulta, promuovendo quel senso di autoefficacia di cui parla Albert Bandura nella sua teoria sull’apprendimento sociale.
Conclusione: educare alla decenza, non al giudizio
Educare al vestiario non è giudicare, ma allenare lo sguardo al contesto, affinché il corpo non sia mai fuori luogo rispetto al compito. In un tempo che tende a sfumare le differenze tra occasioni, è un atto pedagogico insegnare che ogni tempo ha un suo linguaggio, anche visivo.
