Autolesionismo: quando una lametta lenisce il dolore

Dottor Littarru, stiamo vivendo un periodo di angoscia e sconforto. Abbiamo scoperto che nostra figlia Martina, 16 anni, sta praticando gesti di autolesionismo. Mi sento profondamente delusa e sopraffatta dal senso di colpa. Forse siamo stati troppo rigidi e direttivi come genitori. Cosa possiamo fare? Perché un adolescente arriva a massacrarsi in quel modo? F.P.

Gentile lettrice, La ringrazio per avermi scritto.

È del tutto comprensibile il vostro stato d’animo di fronte a una situazione così delicata. Purtroppo, i dati recenti evidenziano un aumento significativo dei comportamenti autolesionistici tra gli adolescenti. Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), si è registrato un incremento del 27% di atti autolesionistici rispetto al periodo pre-Covid-19.

L’autolesionismo può manifestarsi attraverso tagli, bruciature o altre lesioni autoindotte. Spesso, questi gesti sono una risposta a emozioni travolgenti come ansia, angoscia o depressione. Studi indicano che circa il 30-40% degli adolescenti riferisce di procurarsi lesioni con una certa regolarità, e nell’80-85% dei casi è presente una forma di depressione sottostante.

È fondamentale riconoscere che l’autolesionismo rappresenta un segnale di disagio profondo e può essere un precursore di comportamenti suicidari. Nel 2023, Telefono Amico Italia ha ricevuto oltre 7.000 richieste di aiuto legate a pensieri suicidari, evidenziando la gravità del fenomeno.

Per affrontare questa situazione con sua figlia, le suggerisco di:

  • Promuovere il dialogo aperto: Crei un ambiente in cui sua figlia si senta al sicuro nell’esprimere i propri sentimenti senza timore di giudizio.
  • Offrire supporto emotivo: Dimostri comprensione e affetto, facendole sapere che non è sola nel suo percorso.
  • Evitare pressioni eccessive: Le aspettative troppo elevate possono aumentare il senso di inadeguatezza; cerchi di essere paziente e comprensiva.
  • Limitare l’uso eccessivo di dispositivi digitali: L’uso prolungato di smartphone e social media è stato associato a un aumento dell’isolamento e del disagio psicologico tra i giovani.
  • Consultare un professionista: Un neuropsichiatra infantile o uno psicologo specializzato in età evolutiva può fornire un supporto adeguato e interventi mirati.

Ricordi che, come affermava Virgilio, Omnia vincit amor: l’amore vince ogni cosa. Con pazienza, ascolto e supporto incondizionato, potrà aiutare sua figlia a ritrovare un equilibrio e a riscoprire la bellezza della vita. Non esiti a chiedere aiuto ai professionisti, perché nessun genitore è tenuto ad affrontare da solo un percorso così complesso.

Ogni piccolo passo avanti sarà un segnale di speranza, e insieme, con il giusto supporto, potrete superare questa fase difficile.

Un cordiale saluto. D.L.