Quando il bullismo ritorna: la verità di un padre

Quando la vita restituisce ciò che abbiamo seminato

La storia (vera) di un padre che da ragazzo è stato un bullo e che oggi vede suo figlio, bambino nello spettro autistico, subire bullismo, non è solo una vicenda personale: è uno specchio sociale. È il riflesso doloroso di ciò che gli studi chiamano trasmissione intergenerazionale delle ferite, un fenomeno ben documentato dalla psicologia dello sviluppo (Cicchetti, 2016).

Eppure, dentro questo cerchio che si richiude, c’è anche la possibilità di trasformare la colpa in cura, la vergogna in responsabilità, la violenza in consapevolezza.

Da carnefice a testimone del dolore: la memoria che ritorna

Da adolescente si sentiva forte “per sottrazione”: sottraendo dignità ai più deboli, cercando nel dominio ciò che non trovava dentro di sé. Un meccanismo comune tra i bulli: secondo uno studio dell’Università di Cambridge (2021), molti adolescenti aggressori riportano fragilità emotiva, disregolazione e un senso di vuoto, compensato dall’esercizio del potere.

A distanza di anni, la vita lo rimette nello stesso scenario, ma con ruoli invertiti.

Oggi è il padre di un bambino autistico, delicato, sensibile, esploratore del mondo attraverso logiche e dettagli che il resto della classe non comprende. E mentre suo figlio viene escluso, deriso o etichettato, la memoria riaffiora come una ferita antica.

Trasformare la colpa in cura: un processo possibile

La storia non offre soluzioni semplici.

La resilienza non è un bottone da premere.

Il perdono non è immediato.

L’amore, però, è un processo.

Il padre decide di fare ciò che la psicologia definisce riparazione simbolica: utilizzare il proprio passato per proteggere il futuro di suo figlio e dei bambini intorno a lui.

Diventa vigile, presente, consapevole.

Trasforma la sua ferita in promessa: non permettere più che l’indifferenza diventi complice della violenza.

Il cerchio che si chiude può diventare un ponte

La vicenda di questo padre racconta che il bullismo non è solo un comportamento: è una catena di dolore che attraversa generazioni.

Ma può essere spezzata.

Quando la vita ti rimette dall’altra parte, scopri la fragilità, la cura, l’amore. E capisci che essere umani significa assumersi la responsabilità di ciò che siamo stati, per diventare migliori per chi verrà dopo di noi.