Oltre la media matematica nella scuola di oggi

Per decenni, la scuola italiana ha fatto della media matematica dei voti la bussola della valutazione, considerandola un criterio oggettivo e facilmente quantificabile. Tuttavia, gli sviluppi recenti nel campo della docimologia — la scienza della valutazione scolastica — mettono in discussione la sua efficacia, mostrando come tale approccio possa risultare riduttivo e, in alcuni casi, dannoso per la crescita psicologica e formativa dell’allievo.

Perché la media matematica non basta più

L’uso esclusivo della media aritmetica per valutare gli studenti tende a:

  • Uniformare realtà diverse, ignorando progressi individuali;
  • Penalizzare chi parte in svantaggio, favorendo chi ha già prerequisiti solidi;
  • Indurre ansia da prestazione, con effetti negativi sull’autostima (cfr. Hattie, 2009).

Uno studio pubblicato su The Journal of Educational Measurement (2021) evidenzia come la valutazione basata unicamente su numeri porti a una sovraesposizione al giudizio e a una cristallizzazione dell’identità scolastica, specialmente in età adolescenziale.

Valutazione progressiva ed educativa: modelli alternativi

Negli ultimi anni, sempre più istituti scolastici stanno adottando una valutazione progressiva, centrata su:

  • Osservazione dei progressi nel tempo, anche in termini qualitativi;
  • Feedback narrativo e orientato allo sviluppo;
  • Autovalutazione e metacognizione, per rafforzare l’autoefficacia dello studente.

Questo approccio si ispira ai lavori di Carol Dweck sul growth mindset, secondo cui il voto dovrebbe essere un indicatore di percorso, non un’etichetta definitiva.

Progetti pilota e sperimentazioni

Italia: “Valutare per apprendere”

Nel 2023 il MIUR ha avviato, in alcune scuole secondarie di primo grado, il progetto “Valutare per apprendere”, con l’obiettivo di superare la tradizionale griglia numerica. I risultati preliminari indicano:

  • una diminuzione del tasso di abbandono scolastico del 12%;
  • un incremento dell’autoefficacia percepita da parte degli studenti (misurata attraverso lo Self-Efficacy Questionnaire for Children).

Finlandia e Norvegia: esempi nordici di eccellenza

In Finlandia, da anni, la valutazione non numerica è la norma fino ai 14 anni. Il focus è su descrittori formativi che guidano lo studente nel riconoscere le proprie aree di miglioramento. Analogamente, in Norvegia, il sistema educativo punta sulla valutazione formativa, collegata a obiettivi individualizzati e piani di sviluppo personali.

Un cambiamento culturale prima ancora che metodologico

Il passaggio da una valutazione sommativa a una educativa richiede un cambio di paradigma per docenti, studenti e famiglie. Non si tratta di “essere buoni”, ma di responsabilizzare l’apprendimento e rendere la valutazione uno strumento evolutivo.

Come ricorda Edgar Morin:

“La testa ben fatta vale più di una testa ben piena”.